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Stigmata: la tradizione italiana del tatuaggio Bologna – Museo Civico Medievale

29/03/2017

29 MAR

In questo periodo a Bologna festeggiano soprattutto gli appassionati dell’arte del tatuaggio: infatti dal 31 marzo al 2 aprile si terrà la IX edizione della Bologna Tattoo Expo, una delle maggiori rassegne nazionali dedicate al tatuaggio e, oltre a questo appuntamento, dal 29 marzo al 30 aprile presso il Museo Civico Medievale sarà possibile visitare “Stigmata: la tradizione italiana del tatuaggio”, la prima mostra dedicata alla storia italiana del tatuaggio, dalle origini sino all’epoca attuale.

La mostra parte da colui che è considerato il progenitore di tutti gli uomini tatuati, ossia Ötzi, la mummia del Similaun, risalente al 3000 a.C che sul suo corpo porta ben 61 tatuaggi. Sembra ormai generalmente accettata la teoria secondo cui i tatuaggi di Ötzi andrebbero ascritti alla categoria dei cosiddetti “tatuaggi terapeutici”, disegnati perché si credeva che potessero lenire i dolori reumatici.

Un’altra area importante della mostra è quella dedicata ai tatuaggi religiosi (principalmente simboli cristiani come il crocifisso, la Passione, la scritta INRI, simboli legati a specifici ordini religiosi), dei quali il maggiore centro italiano era Loreto, uno dei più celebri luoghi di pellegrinaggio mariano, che da secoli accoglie centinaia di migliaia di fedeli ogni anno.

Dai tatuaggi religiosi si passa ai tatuaggi criminali, i quali, al di là dell’effettiva diffusione dei tatuaggi nelle carceri (non solo italiane, beninteso), anche a causa del successo delle teorie antropologiche e fisiognomiche di Lombroso nella seconda metà dell’Ottocento, hanno determinato i diffusi pregiudizi che nel corso del Novecento (ma spesso, purtroppo, ancora oggi) hanno accompagnato le persone che sceglievano di decorare il proprio corpo con uno o più tatuaggi.

La tradizione dei tatuaggi criminali non si è ancora del tutto estinta, poiché viene mantenuta viva dagli affiliati alla camorra e ad altre organizzazioni malavitose, nelle quali i tatuaggi hanno un loro codice segreto di decodificazione e perciò ogni soggetto ha un preciso significato, noto solo ai membri del clan.

In seguito, nel Secondo Novecento, pur rimanendo in Italia un fenomeno di nicchia negli anni Settanta e Ottanta (sulla scia della moda degli hippy americani), dagli anni Novanta i tatuaggi hanno iniziato a diffondersi, a divenire un costume comune in categorie sociali nelle quali prima era stato sempre osteggiato, fino a trasformarsi in un autentico fenomeno di massa dal 2000 in avanti. Infatti oggi i tatuaggi compaiono su corpi giovani e meno giovani di tutte le estrazioni, forse hanno perso il loro valore originario di simboli assoluti di qualcosa di unico, intimo e segreto, divenendo più che altro una decorazione estetica; eppure resistono ancora i veri appassionati, coloro che conoscono le peculiarità dei diversi stili e possiedono tatuaggi dai significati profondi e meticolosamente studiati, affidati alle mani sapienti di artisti d’alto livello (sì, anche in Italia ve ne sono) per comunicare attraverso un linguaggio soggettivo, esplicato da disegni impressi per sempre sulla propria pelle.

Stigmata è un viaggio che percorre tutto questo: la lunga storia dei tatuaggi in Italia, un viaggio affascinante e denso di sorprese (sono presenti documenti rari, tavole antropologiche e immagini antiche) che vale la pena di compiere se vi trovate a Bologna in questo periodo.