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I tatuaggi all’Hennè

06/10/2016

06 OTT

L’Hennè è un colorante naturale che si ricava attraverso l’essicazione e la polverizzazione delle foglie del Lawsonia inermis, comunemente chiamato Henna, un arbusto  spinoso originario del Medio Oriente e del Nordafrica.

Grazie a tale tintura è possibile la creazione di bellissimi tatuaggi non permanenti di colore rosso, secondo una pratica che è divenuta una vera e propria arte, diffusasi soprattutto in India e in Egitto.

In India, e in generale in Oriente, i tatuaggi all’Hennè vengono chiamati Mehndi e vengono eseguiti specialmente su mani e piedi, non solo per meri fattori estetici (si tratta infatti di tatuaggi indubbiamente belli, se ben eseguiti), ma anche in occasioni di eventi importanti, ad esempio le nozze, oppure perché siano di buon auspicio per il ricevente. I Mehndi possono durare qualche giorno e scompaiono dopo alcuni lavaggi, senza lasciare tracce o residui. Gli artisti creano questi tattoos a partire da stencil appositamente predisposti oppure, se particolarmente abili, anche a mano libera.

Se in Medio Oriente e in Nordafrica tali tatuaggi vantano una tradizione millenaria, la stessa cosa non si può dire per quanto riguarda l’Occidente, in cui le tecniche basate sull’Hennè sono giunte solo di recente, spinti dalle mode.

Se la preparazione dell’Hennè non viene fatta a regola d’arte, secondo le procedure corrette e rispettando severe norme igieniche, possono insorgere dermatiti o reazioni cutanee per il contatto prolungato con un colorante “difettoso”; perciò è sconsigliabile scegliere di farsi tatuare presso mercatini, stabilimenti balneari o lungo le strade da ambulanti privi di qualifiche e invece, come sempre, è raccomandabile affidarsi solamente a veri professionisti del settore.