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Per chi crede che siano solo una moda recente: le origini preistoriche dei tatuaggi

02/09/2016

02 SET
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Oggi, fra i meno informati (ovvero la maggioranza delle persone), è invalsa la credenza secondo la quale i tatuaggi sarebbero una moda diffusasi soltanto negli ultimi decenni, acquisendo progressivamente forza e divenendo un vero e proprio fenomeno di costumo, dato che le più recenti stime parlano di oltre 60 milioni di tatuati nel solo continente europeo.

La verità tuttavia è ben diversa perché, pur essendo innegabile il boom degli ultimi vent’anni, la storia dei tatuaggi parte da lontano, anzi da lontanissimo: precisamente dalla preistoria. Proprio così, gli uomini preistorici si tatuavano! Lo testimoniano i ben 61 tattoos ritrovati sul corpo di Ötzi, l’uomo del Similaun, ritrovato mummificato ai piedi dell’omonima montagna (sulle Alpi Venoste, al confine tra l’Alto Adige e il Tirolo austriaco) nel 1991 da una coppia di escursionisti tedeschi.

La mummia di Ötzi, un uomo che doveva avere circa 40-50 anni, risale a un’epoca compresa fra 3100 e 3000 anni fa, perciò all’epoca i tatuaggi dovevano essere già ben conosciuti e diffusi, probabilmente per scopi magici o esoterici legati a misteriosi rituali.

Dalle Alpi al Nord Africa, perché gli archeologi hanno scoperto numerosi tatuaggi anche su alcune mummie egizie databili alcuni secoli prima di Cristo, e quindi si passa anche al Nord Europa con i Celti che avevano l’usanza di tatuarsi animali simbolici raffiguranti le loro doti di uomini e guerrieri, come temerarietà, impavidità e coraggio. In seguito, forse proprio sulla scia dei Celti, ammirati per le loro abilità belliche, anche i Romani hanno fatto loro il costume dei tattoos, benché limitatamente alle fasce più umili della popolazione (prigionieri, schiavi, stranieri etc.), così come avveniva tra i Greci, per i quali il corpo dei cittadini non doveva assolutamente essere deturpato con disegni di animali, simboli religiosi o altro.

Appena dopo la nascita del Cristianesimo, i fedeli spesso si tatuavano per essere riconoscibili nella complicata condizione di clandestini a cui erano costretti per sfuggire alle persecuzioni; ma tale abitudine non durò a lungo perché presto i tatuaggi vennero vietati dalle autorità ecclesiastiche e pure un passo della Bibbia (Levitico 19:28) li proibisce tassativamente.

Nei secoli successivi i tatuaggi non scomparirono, anzi si diffusero presso altri popoli della terra secondo usi e costumi locali, ma una nuova importante espansione dell’arte tatuata iniziò nel quindicesimo secolo, ossia l’era delle scoperte geografiche ai quattro angoli del globo. Più gli esploratori europei entravano in contatto con le popolazioni extraeuropee, le quali possedevano lunghe e complesse tradizioni legate ai tattoos, più quest’arte veniva apprezzata e importata anche nel mondo occidentale, conquistando con il tempo persino le classi sociali più elevate.